Clotaire Rapaille è un francese un poco strano, meglio, era un francese un poco strano poiché oggi è americano che più americano non si può.
Si tratta di uno psicanalista parigino che, lavorando con i bimbi autistici, ha profondamente compreso che l'imprint, definito da Konrad Lorenz come la combinazione dell'esperienza e dell'emozione che l'accompagna, rappresenta la chiave di volta per comprendere il codice di comportamento, quello vero e nascosto, per cui facciamo ciò che facciamo.
La vita è strana, e il nostro passa dall'attività universitaria alla consulenza Marketing per aiutare le multinazionali a vendere i propri prodotti in giro per il mondo rispettando il Codice culturale del singolo paese onde evitare brutte figure che, in questo caso, significano disastri commerciali.
Oggi, il dott. Rapaille è a capo della Archetype Discoveries Worldwide, ed è consulente di molte delle prime cento aziende americane e di altre multinazionali.
Il metodo sviluppato, che ha portato a una carriera prestigiosa e a una florida azienda di consulenza, prevede l'identificazione del codice culturale relativo ad un determinato tema: l'introduzione del caffè in Giappone, piuttosto che la ragione dell'obesità dilagante negli Stati Uniti e nel mondo occidentale, individuandolo attraverso l'imprint. Questa identificazione avviene anche attraverso una vera e propria seduta psicoanalitica dove, durante la terza ora e avendo raggiunto lo stato di rilassamento che precede il sonno, gli intervistati ritornano ai loro ricordi più profondi dove si è creato l'imprint.
Solo avendo compreso il codice per lo specifico imprint è quindi possibile entrare in sintonia con il suo significato e quindi costruire una coerente strategia di Marketing e comunicazione capace di farsi capire da una determinata cultura.
Il suo ultimo libro offre un ampio ventaglio di esempi che vanno dai codici per la bellezza e per l'essere obesi ai codici per la casa e la cena.
Il Marketing etnografico nell'utilizzare gli strumenti dell'antropologia e della psicoanalisi si presenta con molte facce e quella del dott. Rapaille è sicuramente una delle più interessanti anche se alcune analisi sull'Italia lasciano un poco perplessi; ma forse ha ragione, forse..
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Sunday, 1 April 2007
Monday, 19 March 2007
The avatar as consumer, The Ethnography Marketing as Marketing
The avatar as consumer è il titolo dell'articolo pubblicato da Paul Hemp sull' Harvard Business Review nel maggio del 2006.
Questo articolo ha offerto lo spunto per una tavola rotonda in cinque puntate svoltasi nel giugno del 2006 su Second Life.
L'autore, presente al primo incontro, riassume così il proprio lavoro: "I mondi virtuali e i giochi rappresentano una realtà inesplorata per gli uomini marketing delle aziende del mondo reale e gli avatar sono, in qualche modo, consumatori distinti rispetto ai propri creatori. Non stiamo quindi parlando del dove di una nuova frontiera del Marketing ma del chi".
In realtà, l'articolo inizia sostenendo che nel cyberspazio gli avatar rappresentano la manifestazione dell'alter ego di ciascuno di noi, quell'alter ego sul quale da sempre lavorano gli uomini della pubblicità.
Se così è, gli ambienti virtuali sono lo spazio ideale per il Marketing etnografico che si distingue per l'applicazione delle tecniche di analisi dell'Antropologia nell'osservazione e nello studio dei comportamenti dei consumatori nel proprio ambiente naturale.
Si tratti di una tecnica estremamente interessante ma dispendiosa in termini di tempo e di risorse.
Negli ambienti virtuali, però, questa disciplina trova il proprio territorio ideale di lavoro.
Forse il modo migliore per studiare il nostro alter ego.
Questo articolo ha offerto lo spunto per una tavola rotonda in cinque puntate svoltasi nel giugno del 2006 su Second Life.
L'autore, presente al primo incontro, riassume così il proprio lavoro: "I mondi virtuali e i giochi rappresentano una realtà inesplorata per gli uomini marketing delle aziende del mondo reale e gli avatar sono, in qualche modo, consumatori distinti rispetto ai propri creatori. Non stiamo quindi parlando del dove di una nuova frontiera del Marketing ma del chi".
In realtà, l'articolo inizia sostenendo che nel cyberspazio gli avatar rappresentano la manifestazione dell'alter ego di ciascuno di noi, quell'alter ego sul quale da sempre lavorano gli uomini della pubblicità.
Se così è, gli ambienti virtuali sono lo spazio ideale per il Marketing etnografico che si distingue per l'applicazione delle tecniche di analisi dell'Antropologia nell'osservazione e nello studio dei comportamenti dei consumatori nel proprio ambiente naturale.
Si tratti di una tecnica estremamente interessante ma dispendiosa in termini di tempo e di risorse.
Negli ambienti virtuali, però, questa disciplina trova il proprio territorio ideale di lavoro.
Forse il modo migliore per studiare il nostro alter ego.
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